IMPIANTOLOGIA

Circa trenta anni fa, il Prof. P.I. Branemark chirurgo e ricercatore svedese ha scoperto il fenomeno dell’osteointegrazione, ossia la connessione tra l’osso vitale e la superficie in titanio (materiale biocompatibile che non comporta reazioni da parte dell'organismo, il cosiddetto rigetto) dell’impianto. Tale connessione si è scoperto che garantiva una stabilità completa e duratura degli impianti tale da poter supportare una protesi dentale: dal 1965 centinaia di migliaia di pazienti sono stati trattati con una terapia implantare, tale metodo è stato introdotto per la prima volta in Italia nel 1984.

Le percentuali di successo dell’osteointegrazione degli impianti avviene nella grande maggioranza dei casi: diversi studi clinici hanno dimostrato su un campione di 12.000.000 impianti, inseriti a 350.000 pazienti che la percentuale di successo a 25 anni dal posizionamento è del 95%.

Il trattamento prevede due fasi chirurgiche propedeutiche a quella finale protesica.
Durante la 1° fase chirurgica posizioniamo un adeguato numero di impianti in titanio nelle zone edentule delle ossa mascellari. Dopo l’inserimento i tessuti gengivali vengono suturati nella loro posizione originale in modo tale che gli impianti rimangono totalmente sommersi. Generalmente, la prima fase chirurgia la eseguiamo ambulatorialmente in anestesia locale .

I punti di sutura vengono rimossi dopo 7/10 giorni: i pazienti totalmente edentuli portatori di dentiera non potranno usare la vecchia protesi per 7/10 giorni, inoltre essa dovrà essere modificata e ribassata dal protesista prima di essere nuovamente indossata dal paziente dopo l’intervento.
Un periodo di guarigione di circa 3 mesi nella mandibola e 6 mesi nel mascellare superiore è necessario per ottenere la osteintegrazione dell’impianto. In casi particolari (osteoporosi, innesti ossei, atrofie delle ossa dei mascellari) il tempo di guarigione può estendersi fino a 8-12 mesi.
La 2° fase chirurgica, trascorso il periodo di guarigione, consiste in un intervento molto più rapido e meno traumatico del primo: connettiamo gli impianti con pilastri protesici provvisori in titanio e ne accertiamo la stabilità mediante diagnosi radiologica e clinica. Al termine della 2° fase chirurgica, i tessuti gengivali vengono suturati attorno agli inserti in titanio connessi agli impianti; i punti di sutura saranno rimossi dopo 7-10 giorni e la ricostruzione protesica incomincerà dopo altri quindici giorni.

Gli impianti hanno una vita pressoché illimitata se viene effettuata una quotidiana manutenzione: i rischi più concreti risiedono, da una parte, nell'immediato post intervento dalla peri-implantite, ossia un'infiammazione ed infezione delle strutture attorno all'impianto con conseguente non avvenuta osteointegrazione; dall’altra parte, in uno scorretto carico degli impianti stessi con corone o protesi non corrette, che possono creare un riassorbimento osseo nel tempo e perdita dell'osso sino alle spire più profonde dell'impianto (con possibilità di perdita dello stesso). Per scongiurare questi possibili insuccessi implantari assicuriamo una buona protesi, fissa o mobile, ben bilanciata dal punto di vista del'occlusione (corretto equilibrio occlusale), oltre a raccomandare una buona igiene orale quotidiana ed effettuare visite di controllo periodiche: attenzione, anche il fumo ed il diabete possono compromettere sia l'osteointegrazione che la durata degli impianti.

La maggior parte dei fallimenti (4%) di ogni singolo impianto avvengono immediatamente (durante la II fase chirurgica) o dopo i primi mesi di funzione masticatoria, i fallimenti tardivi ( dopo la protesizzazione definitiva) sono estremamene rari (1%): in caso di insuccesso rimuoviamo ogni impianto instabile o con segni radiografici di non integrazione. In occasione del posizionamento di oltre un impianto, il fallimento di un singolo elemento non comporta nella maggior parte dei casi l’insuccesso della protesi finale.

Il paziente deve protesizzare tutta l’arcata superiore. Nella foto si possono osservare gli elementi preparati la protesi fissa e le viti di guarigione posizionate sugli impianti.

Risultato finale con la protesi ceramica cementata